Alzi la mano chi si era accorto che la canzone di Phil Collins “Another Day in Paradise” è deprimente da morire. No, non è per niente romantica, a dispetto del titolo – che forse è l’unica cosa che capiamo noi Italiani, mediamente ignoranti in lingua inglese.
Ebbene, stamattina ho fatto un’esperienza assurda.
Premessa: c’erano le condizioni ideali affinché la giornata si svolgesse in maniera strepitosa (avevo fatto tutto, la mattina presto…. preso tisana, magnesio, pulito lingua e naso, scritto le 5 cose e il TIISG, fatto una breve meditazione – ho solo saltato l’estratto di frutta) e mi sentivo su di giri.
A un certo momento, ascoltando la mia radio preferita in macchina, sulla tangenziale con traffico lento in entrambe le direzioni, ho cominciato a guardare verso l’altra carreggiata, a quelli che venivano dall’altro lato, per capirci. Casualmente erano per la maggioranza uomini soli.
Ho cominciato a provare disprezzo per ognuno di loro, in maniera subdola. Non avevo parole precise in mente, era una sensazione. Diventava sempre più forte col passare dei secondi. Sentivo di volerla esprimere, che so, con un tweet, parlandone con un’amica, arrivando in ufficio e maltrattando il primo uomo che mi capitasse a tiro. Mi sono resa conto che stavo distruggendo la bellezza del mio umore e della giornata intera e volevo capire cosa diavolo mi stesse succedendo e, soprattutto, tornare indietro prima che fosse troppo tardi.
HO RICONOSCIUTO L’EMOZIONE NEGATIVA E SONO ANDATA A CERCARE IL PENSIERO CHE L’AVEVA “SUBDOLA-MENTE” GENERATA
Perché TUTTO parte dal pensiero, ormai lo sappiamo.
L’attenzione mi cade sulla canzone per me apparentemente romantica che stava passando. “Another Day in Paradise”. Ti immagini una scena di innamorati nudi in un lago blu sotto una cascata a 37°, come minimo. Ma ho cercato di cogliere le parole che non fossero quelle del titolo.
Traduco le prime due strofe.
Lei chiama l'uomo per strada "Signore, può aiutarmi? Fa freddo e non ho nessun posto dove dormire, C'è un posto che lei mi possa indicare?" Lui cammina, non guarda indietro Finge di non sentirla Inizia a fischiettare mentre attraversa la strada Sembra imbarazzato di essere lì. Lei chiama l'uomo per la strada Lui può vedere che sta piangendo Ha delle vesciche sulla pianta dei piedi Non riesce a camminare ma ci sta provando Oh, pensaci due volte, perché è un altro giorno per te e per me in paradiso
Ooooohhh really???? In paradise?
Okay. Capito cosa è successo?
Il mio subconscio ha perfettamente registrato – senza che me ne accorgessi – il significato delle prime strofe della canzone e questo ha provocato in me un’emozione misantropa apparentemente folle e irrazionale, slegata dal contesto (bella musica e umore alto, un attimo prima).
Per mia fortuna, o forse è allenamento a riconoscere i pensieri attraverso le emozioni che provo (non sempre ci riesco, lo confesso), ho ‘sgamato’ la situazione prima di venirne travolta.
E ho cercato una canzone più allegra.
Tutto questo per dire che siamo sempre sotto l’INFLUENZA di qualcosa: che siano la radio, o un film, o il telegiornale, o il gossip in ufficio, o ‘cosa direbbe mia madre’…
Ma una volta che ce ne rendiamo conto, se stiamo provando un’emozione negativa chiediamoci: SOTTO QUALE INFLUENZA STO FACENDO IL PENSIERO che mi fa stare male?
Basta questo per sganciarsi un po’ dal pensiero stesso e rallentare il ‘momentum’ dell’emozione che ne deriva. Accorgersi che siamo influenzati dall’esterno ci riporta a una maggiore lucidità.
Stavolta non dirò: ‘facile, no?’. No. Qua il gioco si fa duro.
Compitino.
RICONOSCI L’EMOZIONE E CHIEDITI
1) CHE PENSIERO C’È DIETRO
2) SOTTO QUALE INFLUENZA SI E’ FORMATO QUEL PENSIERO.
E alzi la mano chi è uscito dal cinema dopo un film in stile “A casa tutti bene” di Muccino e NON ha litigato col partner 🙂
Tanta gioia a te.
Gioia